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È una patologia purtroppo molto diffusa, dove la terapia più consigliata è l’intervento chirugico… siamo sicuri che sia l’unica via, quella chirugica?…così invasiva…così costosa?

L’esperienza clinica, mia e di molti altri colleghi del settore, ha dimostrato e continua a dimostrare, che la displasia dell’anca si può affrontare brillantemente con l’omeopatia.

Osservando e visitando attentamente il paziente, considerando dettagliatamente tutta la storia del soggetto, il veterinario omeopata è perfettamente in grado di prescrivere il, od i rimedi, necessari al paziente per poter riprendere le sue attività fisiologiche!

La tempistica di risoluzione varia da caso a caso, nel peggiore dei casi sono arrivata a vedere il problema totalmente risolto in capo ad un anno, ma di norma già dopo 2-3 mesi di terapia si vedono i primi seri miglioramenti: l’animale è più sciolto e sicuro nei movimenti, corricchia, è nel complesso più allegro, si sente meglio!

Voglio a tal proposito portare l’esempio di Brunella, un Husky femmina, di 6 anni, operata per displasia dell’anca ad un lato, in attesa di operare anche l’altro lato. Dai racconti della proprietaria si capiva che Brunella non aveva riacquistato più la mobilità che aveva prima dell’intervento, viveva coi dolori che non le permettevano quasi più di camminare né tantomeno di giocare o correre con gli altri 2 cani con cui vive, era stressata e nervosa per tutto il malessere ed il disagio che viveva ormai da anni…”non era più lei”.

La proprietaria me la portò in seguito ad una trasmissione di Canale 5 sull’omeopatia in veterinaria, nella quale il Dr. Dodesini, mio collega ed amico di corso, comunicava l’efficacia dell’omeopatia nel trattamento di vari problemi ortopedici, in particolare la displasia dell’anca… (vi invito a scaricare lo spezzone da youtube, e ad ascoltare qualora siate interessati!).. ma torniamo a Brunella. Dopo averla visitata ed osservata attentamente, valutando effettivamente il dolore che aveva ed il suo grado di mobilità degli arti posteriori, le prescrissi la terapia. La rividi dopo 2 mesi di terapia (mantenendo un contatto telefonico settimanale con la proprietaria) e la situazione era molto migliorata: Brunella si era “addolcita”, alla visita “collaborò”, i dolori si erano molto ridotti e lei aveva iniziato a correre al parco con gli altri cani durante la passeggiata…”si stanca in fretta, ma sta molto meglio” mi raccontava la proprietaria; i risultati erano incoraggianti per cui continuai la terapia a cadenza bisettimanale. Dopo 5 mesi di terapia Brunella era tornata ad essere “quella di una volta”: un po’ altezzosa, giocava con tutti i cani del parco e correva felice, “rugando”come sa fare solo lei!

Ma come può funzionare l’omeopatia su un problema strutturale, anatomico, come quello della displasia dell’anca? Siamo di fronte ad un acetabolo femorale che può arrivare ad essere “piatto” in casi estremi.. come può essere che con l’omeopatia si arriva a risolvere clinicamente un quadro radiologico a volte assurdo?!

La prossima volta vi voglio portare la storia di Chicca, una setterina che praticamente non ha acetaboli (teoricamente non potrebbe né camminare, né stare in stazione) e che ogni anno vince il primo premio come cane scalatore in montagna!

Sulle modalità di azione dell’omeopatia vi rimando ad altra sede poichè qui voglio semplicemente portare a conoscenza del maggior numero di persone possibile, le numerose possibilità terapeutiche di una medicina spesso disconosciuta, in un campo vasto come quello ortopedico!


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