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Cari amici , trovo che la Dr.ssa Alda Grossi sia molto competente.

Io ho l’esperienza di uno dei miei cani: una setter, si chiama Linda, che dall’età di 6 anni ha una tosse continua. Inutile dire da quanti medici veterinari sia stata visitata, ma senza alcun risultato.

Le sono stati somministrati farmaci quali antibiotici di varia natura, cortisonici, è stata supportata da prodotti fitoterapici (vista la mia professione di erborista) che però sono solo serviti a limitare i danni dei farmaci.

Tra le varie medicine ho provato anche l’omeopatia, ma senza alcuna risoluzione….  finchè non ho conosciuto la Dr.ssa Grossi, alla quale ho raccontato l’esperienza avuta.

Ecco, devo dire che nel giro di 3 settimane la situazione si è ribaltata. Preciso che Linda ha 13 anni, presenta anche altre patologie legate alla sua età (artrosi diffusa, specie alle anche ad alla schiena, insufficienza mitralica e tricuspidale).

Ho potuto vedere già da subito il cambiamento nel fisico, e consiglio a tutti Voi di fare provare, inoltre, l’agopuntura ai vostri piccoli amici perchè è qualcosa di eccezionale! …ovviamente fatta da Alda… In lei c’è qualcosa di più…. Entra proprio nell’animo dei suoi  piccoli pazienti…. vi sembra cosa da poco? Ringrazio tutti per l’attenzione, e Linda vi esorta a far “curare” i suoi fratelli da colei che è capace di farlo con amore .     Paola  e “LINDA”



Lulù è una meticcia spinona che mi è stata portata  perchè da ben due anni non poggiava più l’arto posteriore dx. Alla visita, come si vede anche nella   radiografia riportata, presentava forte atrofia delle masse muscolari dell’arto interessato e mobilità ridotta a livello dell’articolazione coxo-femorale. L’anamnesi riferiva un prolungato utilizzo di anti-infiammatori, e le lesioni che si presentano a livello acetabolare dx confermano perfettamente la questione. L’azione antidolorifica dei farmaci ha permesso un utilizzo smodato dell’articolazione da parte della paziente cosicchè il collo del femore ormai è “collassato”, la testa del femore dx è irreversibilmente modificata… insomma con un quadro radiologico del genere si può immaginare una ripresa della normale andatura solo ricorrendo alla chirurgia, e cioè alla protesi d’anca. Invece i risultati sono stati sorprendenti già dopo solo 10 giorni di terapia omeopatica…

Lulù ha ripreso le sue corse utilizzando entrambi i posteriori, ha ripreso il tono muscolare sul lato dx e vive la sua vita felicemente, come si può vedere nel video girato dal proprietario.

Attualmente Lulù viene controllata 2 volte l’anno e continua a correre e giocare!

Suggerisco a tutti i proprietari di cani con problemi ortopedici di valutare seriamente delle consulenze tecniche in medicine complementari integrate (omeopatia, agopuntura, ecc.) prima di ricorrere alla chirurgia, per ogni informazione contattate pure Alda Grossi, medico veterinario esperto in omeopatia ed agopuntura a Latina o Roma.

 



Caro lettore,

riporto un pezzo riferito all’articolo pubblicato su

http://www.televideo.rai.it/televideo/pub/articolo.jsp?id=11629, in cui si accenna alle possibilità che offre l’utilizzo dell’omeopatia in ambito veterinario, facendo riflettere sia sull’economicità delle terapie, che sull’assenza di effetti tossici, che sull’inesistenza dell’effetto placebo nei nostri animali….

“Un cane non guarisce perché si è convinto che può guarire”

I risultati ottenuti in veterinaria “rendono molto deboli le tesi di quanti sostengono che l’omeopatia agisca esclusivamente per effetto placebo. E’ difficile sostenere che la mastite di una mucca da latte o la dermatite di un cane, come pure una displasia dell’anca, guariscano perché l’animale si è convinto che può guarire”. A livello europeo, perché un allevamento possa definirsi “biologico” deve essere trattato con medicine naturali (omeopatia, ma anche fitoterapia o agopuntura). Molti allevatori hanno così scoperto come l’omeopatia, oltre che guarire rapidamente e bene i loro animali, faccia spendere meno e renda più remunerativo l’investimento in salute. La Fiamo ha un proprio dipartimento che si occupa specificatamente di medicina omeopatica in veterinaria. Fra le scuole aderenti alla federazione, ve ne sono numerose riservate a questa categoria.

 

Patologie di confine – L’omeopatia non guarisce dal cancro

Con il termine “Patologie di confine”, vengono definite le tante malattie che, pur ben diagnosticate e definite con accuratezza, non hanno una terapia che sia in grado di guarirle quando non almeno di arrestarle. Sono le patologie autoimmunitarie, le malattie croniche degenerative, le patologie con diagnosi incerte e gli stadi conseguenti alle terapie antineoplastiche. In tutti questi casi la terapia ha solo un intento palliativo: pur mantenendo una condizione di stand by della patologia non riesce a farla regredire o mantiene il risultato, ma a prezzo di importanti effetti collaterali. Numerosi pazienti con patologie di questo tipo si rivolgono all’omeopatia, “perché sperano di essere curati oppure perché hanno avuto modo di assistere a guarigioni di compagni di malattia che si erano rivolti ad un omeopata”. Ogni omeopata “ha chiaro che i risultati in questo tipo di patologie sono molto legati alla gravità del caso specifico e all’associazione della singola patologia con altri quadri patologici”. In genere “non alimenta illusioni e non sottrae i pazienti alle cure in atto, se non dopo aver constatato un progressivo miglioramento del quadro clinico e strumentale”. L’omeopatia non guarisce il cancro, ma sicuramente si prende spesso cura dei pazienti con malattie tumorali e ne migliora la sintomatologia, anche quella conseguente alle chemioterapie e alle radioterapie.

http://www.televideo.rai.it/televideo/pub/articolo.jsp?id=11629



Quello che mi accingo a presentare è la risoluzione di un caso di timpanismo improvviso, verificatosi in un alpaca femmina (Afrodite) di 1 anno di età, di razza Suri.

 CENNI ANATOMO-PATOLOGICI DELL’ALPACA

 L’alpaca, assieme al lama ed alla vigogna, è un camelide sudamericano, pertanto è un ruminante appartenente alla famiglia dei Tilopodi, le cui caratteristiche principali sono l’avere un piede bidattilo (3° e 4° dito) fornito di cuscinetti callosi (da cui il nome “Tilopodi”), il diaframma ossificato, e l’essere dei ruminanti forniti di un unico compartimento gastrico suddiviso in 3 grandi concamerazioni (rumine, reticolo ed abomaso) a funzioni diverse, sovrapponibili ai prestomaci dei ruminanti nostrani (bovini, ovini, caprini, ecc.). 

TIPANISMO ADDOMINALE e MERIDIANO YANG MING (Stomaco-Grosso Intestino) 

 Il timpanismo addominale è un sintomo molto frequente negli erbivori, specie nei  ruminanti, causato da fermentazioni microbiche abnormi ed eccessive a livello gastrico. Si presenta spesso in occasione di cambiamenti di dieta, di pascolo, nonchè in occasione di cambiamenti climatici, i quali sono responsabili della modifica della flora microbica presente nel terreno erboso di cui si nutrono gli animali.

A livello clinico si riscontrano addome gonfio (timpanico per l’appunto), dolente alla palpazione, con defecazione e movimenti ruminali assenti (nei casi lievi possono essere mantenuti), ipo/ipertermia a seconda della famiglia microbica coinvolta e responsabile delle fermentazioni in atto. Nei casi più gravi, a causa della compressione diaframmatica determinata dal gonfiore gastrico restrostante, ci possono essere delle mucose orali congeste, finanche cianotiche, e difficoltà respiratorie. 

Da quanto sopra, si evince che nel timpanismo addominale prevale nettamente il coinvolgimento del meridiano Yang Ming, regolatore delle funzioni del transito gastroenterico, che deve essere riportato in equilibrio.

CASO DI TIMPANISMO ADDOMINALE AFFRONTATO CON L’AGOPUNTURA

Alla visita l’alpaca, da ora in poi Afrodite, era dispnoica, aveva l’addome gonfio (specie sul lato sx era decisamente a “botte”), la temperatura era di 39.9°C, le mucose orali congeste, era disidratata, e riusciva a malapena a mantenere la postura eretta. Infatti a tratti comparivano tremori alla testa ed agli arti, che la facevano barcollare e la costringevano al decubito sternale.

La ruminazione e la defecazione erano totalmente assenti: all’auscultazione dell’addome non si riscontrava nessun’attività ruminale, né tantomeno peristalsi intestinale.

Ho proceduto a stabilizzare la paziente con della fluidoterapia in endovena, associata a terapie omeopatiche e a prodotti “terapie sanum”. Nel giro di 1 ora e mezza Afrodite si era rimessa in piedi, rimostrandosi interessata al fieno: annusava in giro e “giocava” con l’alimento.

Dopo circa poco meno di un litro di fluidi, l’attività ruminale era ripartita e l’appetito ristabilito. Ho lasciato Afrodite in stazione quadrupedale e mangiava!

L’indomani, la trovo rinchiusa (come avevo suggerito, per mantenerne meglio il controllo) con lo sguardo perso nel vuoto. La visito, e ritrovo la ruminazione nettamente rallentata (1 contrazione al minuto, contro le 3 fisiologiche). Decido di dare una “sterzata” al caso e procedo con il mio primo trattamento di agopuntura nell’alpaca…

Dai sintomi è chiara la disfunzione gastro-enterica, e quindi l’interessamento del meridiano Yang Ming (Stomaco-Grosso Intestino), che è in squilibrio. Definire il “vuoto” ed il “pieno”, e quindi quando tonificare (= dare, movimentare, lanciare Energia) e disperdere (= diminuire, togliere Energia), è molto difficile ed insidioso. Del resto non si “tonifica” e “disperde” niente: si ripartisce l’energia diversamente, secondo le necessità della clinica (Mussat). Si può schematizzare dicendo che “tutto ciò che dà un sentimento di eccesso, di esageratamente attivo, di dolore vivo, dirige verso una pienezza di Yang; tutto ciò che dà impressione di arresto, di astenia, di freddo, di cronicità, diffusione sorda ed imprecisa, conduce verso il pieno di Yin” (Mussat).

Alla visita Afrodite mostrava inappetenza e gonfiore addominale sul lato sx, in corrispondenza del sacco ruminale. Essendo un organo cavo, associo il rumine agli organi yang, zone ad alta energia. Vista la sindrome addominale notturna, e considerato che il quadro clinico che mi si presentava era frutto di un non completo riequilibrio del “pieno” di Yang Ming avuto la notte precedente, decido di rimettere in circolo l’energia meridianale con un trattamento moderato, mirante a “disperdere” l’eccesso di energia nel meridiano dello Stomaco-Grosso Intestino. Il trattamento ha previsto un aiuto dell’allevatore nel mantenere la paziente in decubito laterale per i 20′ necessari, e l’infissione di un numero limitato di aghi principalemte in punti situati lungo il meridiano dello Stomaco. A fine seduta dopo aver tolto tutti gli aghi, Afrodite si è prontamente alzata ed aveva l’addome praticamente nella norma: il gonfiore che presentava sul lato sx , si era normalizzato.

Alla visita l’addome risultava palpabile e la ruminazione aveva ripreso il ritmo fisiologico; Afrodite era nuovamente interessata al cibo e all’acqua.

 Una cosa mi è saltata agli occhi: la sete immediatamente dopo il trattamento di agopuntura. E’ un segno che ho letto positivamente ai fini dell’esito del trattamento stesso, in quanto mostrava la necessità da parte dell’animale di aumentare il vettore idroelettrico informazionale disponibile, e quindi di garantire gli effetti duraturi del trattamento ricevuto.

 Nei giorni seguenti ho monitorato telefonicamente lo stato di salute di Afrodite. Sono ripassata in azienda dopo una settimana: tutto era rientrato nella norma, Afrodite era nuovamente nel branco, mangiava allegramente con le sue compagne, e non aveva più ripresentato sintomi di alcun genere.

Da quanto sopra si deduce che l’agopuntura costituisce una valida metodica terapeutica, scarsamente invasiva, e ad impatto ambientale zero; indicata negli allevamenti biologici e sempre efficace, anche per animali con anatomia diversa dalle specie per cui sono riportate le mappe dei punti (cavallo e bovino).


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