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Questa è la storia di Nanà, uno shitzu femmina, “scarto di allevamento” per via del suo nanismo ipofisario.

Il nanismo ipofisario nel cane è una patologia ereditaria letale. Di norma i cuccioli non sopravvivono oltre i 7-8 mesi di vita e, se li superano, non arrivano oltre i 18 mesi di età.

Tutti i soggetti affetti da nanismo presentano gravi patologie o a carico dell’apparto respiratorio o del digerente, come nel caso di Nanà: non aveva elasticità dello sfintere anale, per cui ogni volta che doveva evacuare era un disastro.. una pozza di sangue con urla della piccina!

Grazie all’omeopatia ed alla floriterapia australiana, siamo riusciti a GUARIRE definitivamente Nanà!

Oggi Nanà ha quasi due anni, ha raggiunto agevolmente il calore in modo naturale e spontaneo senza alcun aiuto ormonale, tanto che i proprietari hanno optato per la sterilizzazione (vive con Orso, un bellissimo maschio di pastore belga!), le sue evacuazioni sono totalmente fisiologiche, ha raggiunto le dimensioni normali di una femmina della sua razza.

Questi risultati, assieme ad altri, avuti sempre nel campo delle endocrinopatie ipofisarie, gestiti in modo del tutto naturale, fanno sperare e destano sicuro interesse tra tutti coloro che si interessano o sono toccati da vicende del genere. Il fatto che abbia avuto, e continui ad avere, ottimi risultati negli animali, costituisce una base sicura per portare questo genere di approcci in campo umano!

Per saperne di più contattate la Dott.ssa Alda Grossi, Medico Veterinario esperto in Omeopatia Veterinaria, Agopuntura e Floriterapia.

 



In questa stagione sono molto frequenti i “forasacchi” (le spighette di avena) nel naso, nelle orecchie, od in altri distretti anatomici.  E’ un evento che colpisce maggiormente i cani, soprattutto i soggetti che amano “sgrufolare” nelle erbe alte!

La prima cosa da fare è tentare di asportare il corpo estraneo in questione, e ciò di norma lo fa il veterinario con le dovute accortezze del caso.

Qualora la situazione fosse ormai pregressa, perchè c’è stata una svista, per cui il forasacco si è “incistato” nello spazio intergdigitale o sotto la cute, vi suggerisco di evitare le dolorose ricerche nel canale fistoloso e di somministrare della Silicea 5ch associata a Hepar Sulphur Calcareum 9ch, 2 granuli di ognuno, 3-5volte al dì fino a completa risoluzione (max 15-20 gg).

E’ una terapia che va bene anche nel caso di spine (es. spine di riccio di mare, o di rovo), che porta l’organismo ad attivare i suoi processi di difesa (pomfo ascessuale) e ad eliminare il corpo estraneo più o meno lisato (fistola ed ascesso aperto).

Si provvederà a pulire l’ascesso aperto con della banale acqua e sale, senza apporvi pomate o creme cicatrizzanti, onde interferire con il lavoro di pulizia intrapreso dall’organismo.

Questa terapia si può fare anche dopo l’asportazione da parte del veterinario, per favorire l’eliminazione di eventuali reste (parti della spighetta) rimaste infisse. La stessa terapia la possono provare i proprietari nel caso di spine di riccio, o schegge, o altri corpi estranei. Provare per credere!

Un’ultima notazione riguarda il caso in cui il corpo estraneo sia stato inalato o ingerito o, comunque, si trovi in distretti anatomici profondi (bronchi, seni nasali, torace, ecc.). In questi ultimi casi NON somministrate i rimedi di cui sopra per evitare inutili complicanze. L’omeopatia non è un gioco e va gestita da chi la conosce e la sa usare, per cui contattate un veterinario omeopata a caso come Alda Grossi.



Ebbene si! I risultati sono più che soddisfacenti per tutti: me, gatti e proprietari…

Da un anno seguo una colonia felina a Latina nella quale vivono numerosi gatti, di cui molti sieropositivi, vuoi per la FeLV, vuoi per la FIV, o vuoi per entrambe.

Senza dilungarmi sui sintomi delle malattie virali che tutti bene o male conosciamo, voglio sottolineare che somministrando giornalmente nell’acqua di bevanda dell’Echinacea 5ch, abbiamo ottenuto risultati meravigliosi: sfruttando le azioni antivirali ed immunostimolanti dell’echinacea, che di norma si somministra in Tintura Madre (T.M.), l’aumento della capacità d’azione dovuto alla diluizione omeopatica, senza considerare l’economicità della forma del farmaco omeopatico rispetto a quella fitoterapica, stiamo continuando a garantire ai gatti della colonia una qualità di vita elevata e dignitosa.

Vi invito pertanto a provare, e – per favore – inviatemi le vostre esperienze via mail.

Buon lavoro, Alda Grossi Medico Veterinario Omeopata, Agopuntore e Floriterapeuta.

 

 

 

 

 

 

 



Questa è la storia di Tamata, cagna meticcia dobermann di 4 anni, operata bilateralmente per rottura del legamento crociato.

I proprietari mi hanno raccontato che “…Da quando è stata operata (2 anni or sono), Tamata è cambiata: si è molto rattristata, zoppica, non corre e salta più come una volta, sta molto alla cuccia ed ulula dal dolore quando la si prova a maneggiare o a toccarle le ginocchia. Si può fare qualcosa con l’omeopatia? ”

Al momento della visita (genn.2012) dei due interventi ne sta lavorando solo uno: quello dove hanno “ricostruito”  l’articolazione con mezzi sintetici (dei fili e due placchette), perchè quello dove hanno tentato la ricostruzione prelevando materiale dalla fascia lata del quadricipite femorale, è positivo al “movimento del cassetto” e pertanto andrebbe ri-operato. I colleghi hanno proposto la TPLO.

Tamata ha iniziato le sue terapie omeopatiche, e da subito ha cambiato atteggiamento: già nella prima settimana era più vivace, zoppicava, ma era ricomparsa la gioia nel suo sguardo. Dopo 3 mesi di terapie, il ginocchio fissato da mezzi sintetici ha iniziato a fistolare, ed alla fine abbiamo deciso di riaprire, ed asportare tutte le placchette ed i fili che ormai sostenevano solo una reazione infiammatoria cronica, localizzata a tutta l’articolazione del ginocchio.

Tamata ha proseguito il suo iter omeopatico, anche nel post-operatorio, e si è ripresa immediatamente. Man mano che l’articolazione lavorava, assecondando completamente le sue possibilità, si è rimodellato il ginocchio, i muscoli si sono sviluppati nuovamente ed oggi Tamata corre, salta, gioca, nuota e  si stira dal divano come le è sempre piaciuto tanto fare.

Continuiamo sempre una terapia omeopatica di supporto, per gestire il precoce quadro artrosico (conseguente agli interventi che ha subito), che le causa notevoli disagi ai cambi meteo.

Anche stavolta l’omeopatia mi ha stupito, confermando ancora la sua efficacia a tutto tondo, la sua economicità e la sua dolcezza.  La displasia dell’anca, la rottura del crociato, la lussazione della rotula, le epicondiliti del gomito…tutti problemi ortopedici che hanno il loro peso ma che si possono affrontare in altro modo! Vi basti sapere che due giorni fa ho iniziato a lavorare omeopaticamente su una mancata unione del processo anconeo in un giovane pastore tedesco.. anche in questo caso l’unica via da percorrere sarebbe quella chirurgica.. vedremo come Wolf reagirà alle mie terapie, tra due mesi lo rivedrò e vi farò sapere!

Quella in video è Tamata a Gennaio 2013 mi sembra che vada bene, non sembra anche a voi???

Qui, da Alda Grossi, medico veterinario omeopata ed agopuntore, è tutto, arrivederci.

 

 

 

 



Voglio oggi scrivere delle mie numerose esperienze nella risoluzione di una cosa frequente come quella dell’igroma del gomito: patologia molto frequente nella specie canina, in particolare nelle razze medio-grandi o giganti.

L’igroma è una raccolta di liquido sinoviale nella capsula articolare, conseguenza di una reazione infiammatoria cronica dell’articolazione del gomito, dovuta -in genere- ad un susseguirsi di microtraumatismi derivanti dalla postura dell’animale stesso.

La terapia d’elezione prevede l’utilizzo di antiinfiammatori ed antibiotici, nonchè la frequente pratica di siringaggio del liquido articolare stesso.

Reputo il siringaggio un’operazione invasiva, priva di senso e causa di infezioni secondarie. La ritengo pertanto una pratica desueta, che purtroppo è la routine!

Non serve a nulla siringare perchè il medico ha le competenze necessarie per definire (mediante un buon esame semeiotico del paziente) se l’essudato articolare è meramente sieroso, o se può essere settico (emorragico-purulento, o purulento). Lavorando con i giusti rimedi omeopatici (Apis, Bryonia, Arnica, sono i principali ed i più frequentemente chiamati in gioco) nel giro di un o due mesi si risolve COMPLETAMENTE!  Senza: 1) dispendio economico per analisi dell’essudato; 2) stress dell’animale per il siringaggio ripetuto settimanalmente; 3) utilizzo di molecole non prive di effetti collaterali; 4) senza limitare l’animale nei suoi movimenti.

Considerate pertanto di rivolgervi ad un medico veterinario omeopata, o alla sottoscritta: Dr.ssa Alda Grossi.

 



Lulù è una meticcia spinona che mi è stata portata  perchè da ben due anni non poggiava più l’arto posteriore dx. Alla visita, come si vede anche nella   radiografia riportata, presentava forte atrofia delle masse muscolari dell’arto interessato e mobilità ridotta a livello dell’articolazione coxo-femorale. L’anamnesi riferiva un prolungato utilizzo di anti-infiammatori, e le lesioni che si presentano a livello acetabolare dx confermano perfettamente la questione. L’azione antidolorifica dei farmaci ha permesso un utilizzo smodato dell’articolazione da parte della paziente cosicchè il collo del femore ormai è “collassato”, la testa del femore dx è irreversibilmente modificata… insomma con un quadro radiologico del genere si può immaginare una ripresa della normale andatura solo ricorrendo alla chirurgia, e cioè alla protesi d’anca. Invece i risultati sono stati sorprendenti già dopo solo 10 giorni di terapia omeopatica…

Lulù ha ripreso le sue corse utilizzando entrambi i posteriori, ha ripreso il tono muscolare sul lato dx e vive la sua vita felicemente, come si può vedere nel video girato dal proprietario.

Attualmente Lulù viene controllata 2 volte l’anno e continua a correre e giocare!

Suggerisco a tutti i proprietari di cani con problemi ortopedici di valutare seriamente delle consulenze tecniche in medicine complementari integrate (omeopatia, agopuntura, ecc.) prima di ricorrere alla chirurgia, per ogni informazione contattate pure Alda Grossi, medico veterinario esperto in omeopatia ed agopuntura a Latina o Roma.

 



La vigilia dello scorso Natale sono stata chiamata dal Sig.S. per un problema all’occhio della sua alpaca: “Dottoressa, gli è entrato un forasacco nell’occhio ed ora esce una pallina, Elvetia ha molto dolore e non riesce a tenere l’occhio aperto.. può venire a dare un’occhiata?”.

Quando sono arrivata, ho trovato il quadro della foto qui a dx: la cornea era tutta opacizzata, le congiuntive decisamente infiammate ed edematose, l’iride era fuoriuscita (pallino nero centrale) per collasso della camera anteriore dell’occhio, e costituiva una vera e propria protuberanza di circa 1 cm di diametro e 0,5cm di spessore, sulla superficie del globo oculare. Purtroppo le mie doti di fotografa non sono delle migliori, ma ad un’attenta visione è possibile notare a destra del “pallino” una formazione rossastra, circondata dalla zona a maggior opacità. L’area rossastra è tale per la neoformazione di vasi sanguigni, indicanti l’inizio del processo cicatriziale.

La terapia omeopatica è stata scelta sulla base dell’eziologia, cioè sulla causa scatenante, in questo caso una spiga d’avena del fieno (un “forasacco”). Questa si è infissa sulla cornea perforaldola, determinando una “lesione da punta” sulla superficie oculare. La terapia, somministrata giornalmente per bocca, non ha contemplato cure antibiotiche (di norma utilizzate per prevenire infezioni secondarie) poichè il quadro clinico non lo richiedeva, ed è stata mirata a favorire la cicatrizzazione per seconda intenzione (a partire dagli strati tissutali più profondi) e a sfiammare quanto possibile per ridurre il disagio da dolore ad Elvetia.

Qui a dx possiamo vedere l’occhio di Elvetia al controllo, dopo 10 giorni di terapia: la congiuntiva è quasi rosea, molto meno edematosa, la cornea si è ritrasparentizzata, ed il “pallino” nero è divenuto rosso: segno che la cicatrizzazione è ancora in atto e che occorre prolungare il tempo di terapia, sostenendo l’organismo nella replicazione e nei processi di specializzazione cellulare, necessari alla ricostituzione dei tessuti specifici dell’occhio.

Infine, qui a sx si vede l’occhio di Elvetia dopo altri 12 giorni di terapia. Praticamente c’è una quasi totale restitutio ad integrum, rimane una piccola area centrale di opacizzazione e vascolarizzazione che verrà risolta con un’ulteriore settimana di terapia.

Considerando che la tempistica media di risoluzione di un’ulcera corneale perforata, trattata con terapie allopatiche, è di almeno 40-50 giorni (se non intervengono infezioni secondarie!), quanto sopra descritto, ottenuto in meno di 30 giorni, con una somministrazione giornaliera di 2 rimedi omeopatici, senza terapia antibiotica, è decisamente un buon risultato!

Ciò dovrebbe far riflettere sul famoso compromesso farmacologico, ben noto a tutte le categorie mediche… nonchè su quanto le terapie chimiche “deprimano” le capacità rigenerative dell’organismo, determinando tempi di risoluzione e cicatrizzazione nettamente più lunghi di quelli che di norma si hanno nei pazienti trattati omeopaticamente. Nella mia esperienza posso affermare che per esempio la tempistica post chirurgica si abbatte di 2/3: oltre ad un maggior generale benessere del paziente operato, la cicatrizzazione e  la conseguente asportazione dei punti si fa a 5 giorni, rispetto ai 12-15 giorni “canonici”.

Riguardo all’utilizzo di molecole antibiotiche, posso dire che sono veramente pochissimi i casi in cui le utilizzo, avvlendomi per lo più di prodotti “terapia sanum”. Nel caso sopra riportato ho evitato l’utilizzo di antibiotici per la semplice ragione di non voler “deprimere” le capacità di ripresa del soggetto. Infatti ogni sistema vivente (organismi complessi compresi) ha una propria popolazione saprofitica, che costituisce una vera e propria garanzia di salute di per sè… perchè somministrare un antibiotico con effetto “cidico” o “statico” nei confronti di tutti questi microrganismi simbionti, e quindi “alleati” dell’organismo in questione?

Per un consulto specializzato con la Dott.ssa Alda Grossi, medico veterinario omeopata, contattatemi attraverso questa pagina.

 



Chicca, splendido esemplare di Epagneul Bleu de Picardie,  mi è giunta a 3 anni circa. Nelle radiografie fatte in seguito ad un incidente stradale, nel quale ebbe una frattura al bacino, si scoprì che la cagnetta era praticamente priva di acetaboli: con un quadro anatomico del genere era impossibile che Chicca potesse stare in stazione, figurarsi correre e tanto meno.. classificarsi regolarmente come cane scalatore!

L’ortopedico non ritenne necessario risolvere la frattura chirurgicamente, ma consigliò di intervenire per la displasia non appena Chicca si fosse rimessa.

Venni contattata per aiutare la cagnetta che zoppicava in seguito al trauma subito, e che aveva iniziato a manifestare difficoltà nell’alzarsi dalla cuccia in seguito allo stesso.

Le conseguenze del trauma vennero facilmente risolte, il lavoro un po’ più lungo fu quello finalizzato al riequilibrio della costituzione di Chicca ma in circa tre mesi riprese totalmente il trekking in montagna e risolse anche le difficoltà ad iniziare l’attività “a freddo”.

Per un consulto specializzato con la Dott.ssa Alda Grossi, medico veterinario omeopata, contattatemi attraverso questa pagina.

 


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